Non è la prima volta che accade.
Quando si parla di Cina non si può fare a meno di puntare l’attenzione sulle condizioni di sfruttamento minorile nelle fabbriche, fabbriche legati ai grandi gruppi capitalisti.
Ancora una volta a puntare il dito verso il paese orientale è stata la China Labor Watch con base a New York che ha ripreso le indagini per condurre la sua battaglia contro le fabbriche occupate dai minori.
Al centro dell’attenzione questa volta il gruppo Samsung direttamente accusato di essere coinvolto nello sfruttamento del lavoro minorile nelle fabbriche del suo fornitore Schinyang Electoronics.
La Samsung si difende dicendo che non ha trovato violazioni di nessun genere durante le sue ispezioni ma la realtà sembra essere ben diversa.
Le accuse parlano di orari impossibili da sostenere, di straordinari non pagati, di nessuna copertura assicurativa e di un gran numero di minori presenti sul posto.
La risposta del gruppo coreano: nessuna violazione
La risposta del gruppo coreano non si è fatta attendere e la Samsung appare decisa a portare luce sull’intera vicenda.
Ma del resto non è la prima volta che i grandi marchi internazionali si avvalgano del lavoro minorile in paesi lontani per immettere sul mercato prodotti a prezzi concorrenziali.
Del resto non pochi giorni fa la Samsung aveva avvertito l’esigenza di effettuare una serie di controlli e a tale scopo aveva commissionato ispezioni indipendenti nei confronti di 100 fabbriche dove vengono prodotti pezzi dei suoi prodotti.
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