Libertà dagli stereotipi. Un mantra che risuona come un’eco, specie negli ultimi tempi. Ed ecco che, laddove la società si omologa attraverso le nuove tecnologie, i social network ed i costumi, avanza l’esigenza di liberarsi dalle convenzioni. Un meccanismo bizzarro se si considera quanto, in realtà, l’approvazione della società sia per noi indispensabile, specie quando facciamo qualcosa di unico.
Unici nella nostra natura, nel nostro essere veramente noi stessi. E cosa c’è di più naturale e puro della nostra nudità? Così, a caldo, verrebbe da rispondere: nulla. In effetti, lo spirito che si cela dietro chi pratica il nudismo, pare convogliare proprio su questo punto. Sono sconcertata ed anche un po’ imbarazzata quando Emanuele Cinelli, calibrato nudista, mi propone la lettura di alcuni suoi testi, non tanto per le sue parole, quanto piuttosto per le fotografie, parliamoci chiaro, senza censure. Eppure mi calo con estasi e curiosità nel scoprire ciò che questo mondo intende esprimere.
<< Siamo nati nudi ed esposti nudi e senza pudori per i primi anni della nostra vita>>, racconta Emanuele.
E in effetti, i filmati di me infante me lo ricordano chiaramente: schiere di parenti per nulla imbarazzati dal mio corpicino morbido e grassottello, fotografie dove mi prendo il pollice del piede e tutta la mercanzia viene esposta con innata naturalezza, nell’ignoranza dei costumi. Che poi, sti costumi delle volte stanno pure stretti, come mi ricorda Emanuele.
La società odierna accetta il nudo solo nei bambini. Raggiunta una certa età, subentra il mastodontico peso del pudore e tutta la mercanzia diventa motivo di vergogna anziché di fierezza. Ciò che prima era considerato “tenero” diventa peccaminoso, gli spazi di carne lasciati liberi dagli indumenti si trasformano in richiami sessuali e la nostra libertà confinata al bagno di casa, rigorosamente chiuso a chiave. E guai a sbirciare dalla serratura. Un controsenso, in effetti.
Emanuele Cinelli mi spiega che ha scoperto il culto del nudismo, attraverso un corso per sommozzatori: <<Primo giorno di lezione, arrivo in piscina, entro nello spogliatoio, piglio il costume dalla borsa e faccio per avviarmi ai camerini quando girandomi mi trovo davanti due uomini completamente nudi, mi guardo un attimo attorno e noto che anche quasi tutti gli altri presenti si cambiano tranquillamente in pubblico>>.
Essere nudista significa liberarsi dalle barriere sociali, buttarle giù a suon di “tettate”, distruggendo i tabù e riacquistando il contatto con la natura che ci circonda. Il legame tra il nudista e la natura è, peraltro, molto profondo. Si basa sui pilastri solidi del pianeta Terra, quando tutto s’è fatto materia e l’Homo Erectus camminava senza coprire gli attributi, rincorrendo le sue donzelle con le natiche al vento. Oggi, invece, sulle natiche c’è scritto Armani o Levis Jeans e diciamo che è tutta un’altra storia. Oggi siamo costellati dalle contraddizioni, abbiamo infagottato semplicità e naturalezza per aderire a degli stereotipi che ci sono stati imposti, in nome del rispetto e del pudore. Ma che pudore e che rispetto quando se ne vedono di tutti colori. Se il nudo fosse considerato semplicemente nudo, più nessuno userebbe il suo corpo per avere dei vantaggi. Ed invece oggi, il corpo è diventato un strumento, slacciato completamente dal nostro essere. Eppure le persone che hanno aderito al culto del nudismo, in Italia, sono tante: le stime parlano, infatti, di 2 milioni di praticanti, cifre mica da poco. In una società condizionata dalla moda com’è la nostra, questi “buchi”, come li chiama il Signor Cinelli, si sono armati di una buona dose di coraggio, anche perchè le strutture disposte ad accettarli non sono tante. E giù soldi, per spostarsi all’estero ed essere liberi.
Un vero peccato, ma la nostra società, per quanto gridi alla ribellione e all’abolizione dei costumi, non è ancora pronta ad accettare i cambiamenti di rotta, bisogna dirlo. Li guarda di sottecchi, delle volte li apprezza, delle volte storce il naso.
In ogni caso chi si ribella ha coraggio e va, prima che ammirato, rispettato.
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